zappare
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Uno scenario contemporaneo allucinante: Ciprì e Maresco, il falso Blob come la finta trippa, i sociologi internauti, le barricate all’Università (dove magari nessuno ti ha visto… perché se nasci quadrato mica muori rotondo, o era il contrario?…), il manifesto culturale scovato in “Torna a casa, Lassie” e letto e riletto un milione di volte, il sogno di percorrere la prospettiva Nevskij tra due ali di folla plaudente al genio incompreso, all’Ejzenštejn risvegliato e de noantri.

Però! Che idea genialeeee (geme un’acculturata supporter su facebook)!! Partorita da un autentico intellettuale dopo parecchi anni di prudente silenzio e coraggiosa attesa della nuova luce, di un nuovo bagliore di intellettualità situazionista (a venti o trenta anni dalla commemorazione funebre di quella vera), al riparo dai tuoni e dai fulmini di qualsiasi scaramuccia possibile. Anni trascorsi in sordina, a battere i denti e lisciare vecchie medaglie e nuovi rampanti, immersi in salamoia familiare per conservarsi più saporito. Mentre una buona parte del mondo era costretta a tirare la cinghia e a lavorare per vivere, alla “mente” di facebook è bastato cullarsi nella generale impotentia generandi, meditando sulla tessera più conveniente per una promessa ribalta…
Siccome viviamo in tempi di gloria effimera, in cui più ottiene chi meno sa e l’intelligenza è un bagaglio scomodo e fastidioso da portare e da accogliere, non desta stupore l’avvento di questa sorta di immaginifico maestro “Crostón” (sì, avete capito bene, proprio lui!) del web, con al seguito tanto di nutrito codazzo di méntori-protettori-agitatoriprofessionali-botulinici-commediantirecidivi-iononcondividomamipiace…
Questo si chiama andare su un social network qualunque, sprovvisti di un linguaggio adeguato, di saperi, di buon gusto, di sensibilità e di umana pietas e ritrovarsi al centro di una movida che danza sul baratro della condizione umana, del tutto ignara del confine che passa tra goliardia e vacanza mentale, tra scherzo e scherno, tra racconto e manipolazione.
E tanto sovente capita a quelli che giocano a fare gli alternativi, i cavalli pazzi, i liberi pensatori/suggeritori mentre in realtà non sono che degli impostori, e-patetica gente preoccupata di trovare riparo dietro i potenti (e talvolta dentro i portoni) o sotto una sigla per il privilegio di non andare alla guerra.
Non ci possono essere dubbi, non ce ne sono: è meglio essere buoni professori che pessimi allievi, realtà che prende facilmente forma se i professori studiano e pensano mentre gli allievi si grattano la pancia e marinano la scuola (come si capisce dalla diversa qualità delle idee prodotte dagli uni e dagli altri).
Rompere le balle, sì. Lavorare, no. Il manifesto ideologico degli e-patetici. Che sorte infame, eh?? A lavurà, a lavurà!!

Ps. Forse se gli si rivolgesse un corale, sentito sberleffo, qualcuno finalmente sparirebbe senza tanti disturbi e la fitta rete di nuvole stesa a protezione di cotanti “pensatori nottambuli e artefici culturali” si diraderebbe.
Ecco: chi tace acconsente e non è moralmente meno responsabile dell’estrema volgarità di certi atti. Solo che i cocci di una società sconnessa purtroppo restano alla gente normale, alla gente che lavora, alla gente che sa cosa sono il dolore, la disperazione, la malattia, l’alienazione, l’angoscia, il pudore…

Queste nuvole che…

“ …Vengono / vanno / ritornano
e magari si fermano tanti giorni / che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più / il posto dove stai
Vanno / vengono
per una vera / mille sono finte
e si mettono lì tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia”
(da Le Nuvole di F. De André)

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