muse
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Cos’è la Poesia? Quali connotati deve avere, cos’è che la caratterizza, quali sono i suoi tratti peculiari, le linee che servono a delimitarla, a circoscriverne il perimetro oltre il quale si sconfina in un territorio altro, in una terra incerta dove i versi non sono più i mattoni della costruzione poetica ma diventano solo uno specchietto per le allodole, un residuo formale ma non sostanziale del dire poetico?

Domande forse oziose, peregrine se si vuole: che, per molti, la Poesia è tale solo se si muove entro un rigido canovaccio di strutture metriche che le assicurino un granitico rigore formale; per altri è Poesia anche la libera espressione di pensieri e sentimenti attraverso contorsionismi verbali che mettono a dura prova ogni sconsiderato lettore che, armatosi di pazienza giobbesca ma non di cartesiano raziocinio, si cimenti nella sua interpretazione nell’atto di inferirne sensi compiuti. Il terreno è minato, bisogna muoversi coi piedi di piombo, con passi felpati; qualche zelante partigiano di entrambi gli schieramenti potrebbe levare “manzoniane grida” e, stracciandosi le vesti, urlare le sue ragioni, le ragioni di chi vuole la cristallizzazione dell’esistente; non altrimenti da chi, per converso, propaganda una destrutturazione della forma poetica tradizionale per piantare le tende del suo novello credo lirico nel campo di Calliope e delle sue vanitose sorelle Muse.

Guelfismo e ghibellinismo, si sa, contraddistinguono da tempi ormai molto lontani, ogni aspetto della realtà sociale, culturale e politica dell’Italia. Ergo, perché scandalizzarsi se, anche nel campo letterario, si inalberano vessilli e si alzano barricate? Il discorso, ovviamente, è meno semplicistico di quanto si voglia far apparire, meno traducibile in trattazioni superficiali, in uno spirito da” boutade” che lascia inevasi tutti gli interrogativi più spinosi della questione.

Ma, se mi  chiedessero, cos’è per te  la Poesia, risponderei citando i versi della lirica “Il Sud”,  tratta dall’opera “Fervore di Buenos Aires” del grande poeta e letterato argentino Jorge Luis Borges:

“Da uno dei tuoi cortili aver guardato
Le antiche stelle,
dal sedile in
ombra aver guardato
quelle luci disperse
che la mia ignoranza non ha imparato a nominare
né a ordinare in costellazioni,
aver sentito il cerchio dell’acqua
nella segreta cisterna,
l’odore del gelsomino e della madreselva,
il silenzio dell’uccello addormentato,
l’arco dell’androne, l’umidità
-tali cose, forse, sono la poesia. “

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