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 Circa 2500 anni fa, in India, il famoso Siddartha cominciò a meditare sul fatto che tutte le sofferenze degli esseri umani derivano da quattro fondamentali verità: nascita, malattia, vecchiaia e morte, davanti alle quali tutti gli uomini sono uguali e non hanno modo di evitarle.

L’unica soluzione era cercare di insegnare loro ad affrontarle nel miglior modo possibile, con forza e saggezza, insegnare ad illuminare il loro oscuro cammino.

Da qui nacque il termine BUDDA, che vuole proprio dire illuminato in sanscrito.

Il Budda non è un dio, un’entità al di fuori di noi, come molti erroneamente credono, ma siamo noi stessi, ognuno di noi può essere un Budda.

Siddartha, con i suoi insegnamenti, rivela che ogni essere umano indipendentemente da razza, sesso, cultura o epoca in cui vive possiede in sé questa condizione vitale illuminata (definita buddità), così come in ognuno sono presenti altri stati vitali che si manifestano nelle varie forme della natura umana (collera, avidità, gioia, sofferenza e così via).

La buddità va tirata fuori. Solo così si può sprigionare un’illimitata energia positiva che ci mette in armonia col mondo, con gli altri e ci permette di superare le difficoltà con una nuova forza.

Come liberare piano piano questa buddità, questa forza illuminante che tutti noi, indistintamente possediamo? È più semplice di quanto si pensi, basta recitare una frase, un mantra, che sarebbe NAM MYOHO RENGE KYO. Si pronuncia nam mio ho renghe chiò e questa è una formula essenziale che racchiude il ritmo dell’universo, la misteriosa energia che è alla base di tutti i fenomeni. Recitare più e più volte Nam myoho renge kyo ci mette in comunicazione con l’armonia dell’universo, è un suono che fa vibrare una corda nascosta dentro di noi e sprigiona, appunto, poco alla volta la buddità.

Il significato di questa antichissima parola è troppo profondo e complesso perché si possa spiegare in due righe, comunque, a grandi linee, si può interpretare come “mi dedico alla Legge dell’Universo attraverso il suono”. Ecco perché, in fondo, il buddismo non è in contraddizione con altre religioni, infatti spiega come questa Legge dell’Universo o Legge Mistica regoli l’esistenza di tutti gli esseri viventi, così come altre dottrine credono che sia regolata da un Essere Superiore. La sostanza è poi la stessa, soltanto che il buddismo insegna ad attingere forza dentro noi stessi e non rivolgendosi ai santi o ad un Essere Superiore. Il buddismo è azione e non passività, pregare stando ad aspettare che qualcun altro risolva i nostri problemi. Recitare Nam myoho renge kyo è sprigionare la nostra forza interna per affrontare da soli le nostre difficoltà.

È difficile credere che la recitazione di una frase “misteriosa” possa influenzare l’esistenza, aiutare a risolvere i problemi.

Spesso però l’approccio razionale trae in inganno: secondo la nostra cultura occidentale, tendiamo a pensare che una cosa non esista (o non abbia un effetto concreto si di noi) solo perché non riusciamo a vederla o comprenderla razionalmente. Eppure la vita di tutti i giorni è piena di esempi che smentiscono questo. Una calamita attrae il metallo anche se non vediamo il campo magnetico che la circonda e non conosciamo le leggi del magnetismo. E sappiamo perché una musica (che altro non è che una vibrazione) ci dà gioia, mentre un’altra ci rattrista? Il fatto è che recitare Nam myoho renge kyo funziona, che ci si creda o meno, che si sappia o no il significato, proprio perché va al di là della convinzione mentale. Agisce a livelli più profondi, attiva energie universali, che giacciono da tempi remoti sopite dentro di noi.

Nam myoho renge kyo racchiude in sé millenni di ricerche, studi, meditazioni, intuizioni. E al tempo stesso, è facile da “usare”. Un po’ come avviene con la tecnologia: più si fa sofisticata ed evoluta, più è facilmente accessibile. Oggi basta un clic sul computer per mettere in moto meccanismi di complessità inimmaginabile per un profano. Lo stesso fa questo mantra. Ma quanto c’è di razionale, fin dove può arrivare la comprensione, prima di fermarsi davanti al mistero della vita? Noi occidentali spesso diciamo: ”Prima devo capire. Non è possibile che una cosa che non capisco funzioni!”

Ma, se fossimo davvero coerenti con questo atteggiamento, probabilmente saremmo ancora all’età della pietra: quanti di noi possono dire di aver afferrato l’essenza del funzionamento delle cose che usiamo ogni giorno, compreso il computer?

Di una medicina ci basta sapere che è quella giusta e che avrà un effetto benefico. Non ci chiediamo perché funziona. Tutti i giorni viaggiamo in macchina, ignari del reale motivo per cui le ruote girano. E, chissà perché, premendo un interruttore, appaiono immagini parlanti in una scatola di plastica. Eppure usiamo queste cose tutti i giorni, perché sappiamo che funzionano, senza stare a fare a pezzi la radio, per esempio, per vedere dove si nasconde la musica.

Quindi, perché non credere che anche Nam myoho renge kyo funzioni?

Si può testimoniare che funziona sempre, è un mantra molto potente, che non lascia mai senza risposte, tutte le volte che si recita, qualcosa succede, qualcosa si attiva, sia che noi ne siamo coscienti sia che no. Potremmo però accorgercene a lungo termine.

Silvano Bottaro

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