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Vi avviso, questo post conterrà spoiler, riferimenti a saghe fumettistiche e altre cose da nerd. Cercherò di segnalarle opportunamente. Parto con un giudizio in punta di penna, di quelli sfumati che fanno i grandi critici cinematografici, tipo un Mereghetti o un Morandini per intenderci. The Avengers: Infinity War è un capolavoro inimitabile nel genere cinecomics! Così, per essere chiari. Facciamo una premessa. Infinity War arriva dieci anni dopo il primo film della Fase 1 della Marvel Cinematic Universe (da qui in poi, MCU) e cioè il notevole Iron Man del 2008, appunto. In questi dieci anni si sono succeduti diciannove film, alcuni bellissimi (Captain America, the first Avenger; Avengers; Thor; Doctor Strange), altri non perfettamente riusciti (Iron man 2; Thor the dark world; Thor Ragnarok; Avengers, age of Ultron) e alcuni gioielli di alto valore (Captain America: the Winter Soldier; Captain America: Civil War; Black Panther; Spiderman Homecoming). Tutti film inseriti in un unico e coerente universo, lo MCU, in cui i vari personaggi interagiscono conoscendo l’esistenza degli altri e le storie sono autonome, ma legate da una continuity interna. E qual era la continuity principale di tutte le storie? Thanos!

Il Folle Titano lo incontriamo nella scena finale di Avengers (2012) e poi resta sullo sfondo in altri film, soprattutto i due Guardiani della Galassia in cui incontriamo le due figlie adottive del cattivo, Gamora e Nebula. Sappiamo che Thanos vuole le sei Gemme dell’Infinito (Anima, Tempo, Spazio, Potere, Realtà, Mente) per ottenere il potere assoluto, ma cosa voglia farsene lo veniamo a sapere solo in Infinity War (tranne chi conosce la saga fumettistica, ma ci torneremo dopo). Il simpaticone vuole usare le Gemme per incastonarle in un guanto mistico e dimezzare la vita nell’Universo attraverso un semplice schiocco delle dita! Proprio così, Thanos non vuole diventare il dittatore dell’Universo o uccidere i proprio nemici. Vuole dimezzare le forme di vita, in modo democratico come dice lui stesso nel film, senza differenze tra ricchi e poveri, buoni o cattivi, adulti o bambini. Questo piano folle nasce nella sua mente dopo aver visto il proprio pianeta Titano autodistruggersi a causa della sovrappopolazione. Per impedire che ciò accada, scendono in campo tutti i supereroi conosciuti dei film precedenti, il che vuol dire venti personaggi! Già dalla locandina ci si può rendere conto dello sforzo titanico (ahahah, come sono spiritoso) nel coordinare una tale massa di protagonisti.

Come fanno i registi fratelli Russo a gestire il tutto? Spostando l’asse di interesse dai supereroi a Thanos, che diventa il vero protagonista del film. Tutto viene filtrato attraverso il punto di vista del cattivo, di cui comprendiamo le motivazioni e iniziamo anche a condividerle a un certo punto. È una sensazione strana perché sai di dover odiare quel folle, ma quando lo vediamo ricordare l’incontro con Gamora, o lo vediamo piangere quando decide di uccidere la stessa Gamora per ottenere la Gemma dell’Anima (oh, vi avevo avvisato degli spoiler!), oppure parlare all’interno della Gemma dell’Anima con Gamora (altra grandissima protagonista proprio nel suo rapporto amore-odio col padre) bambina dopo l’apocalisse in un dialogo straziante (- L’hai fatto?- chiede Gamora – Sì – dice Thanos in lacrime – Quanto ti è costato? – chiede la bimba con dolcezza – Tutto – sentenzia Thanos) non possiamo che chiederci se non abbia ragione lui. Thanos è tra i cattivi migliori che il cinema, non solo di genere, ci abbia regalato.
Miracolo di sceneggiatura, quindi, nel far convivere oltre venti protagonisti importanti in un film di due ore e mezza che volano via come se nulla fosse. Miracolo di effetti speciali con una CGI impressionante e assolutamente integrata con i personaggi reali. Miracolo di regia con scene veloci, momenti di riflessione, tensione drammatica e esplosione finale nella battaglia di Wakanda che avrei voluto non finisse mai. E poi l’umorismo tipico del MCU che, questa volta, accogliamo con un sospiro di sollievo perché stempera la tensione enorme di un film che inizia con il massacro del popolo di Thor e si dirige verso l’ecatombe. Perché, grande spoiler vi avverto, alla fine, l’ecatombe arriva! Thanos schiocca le dita dopo che Thor sbaglia il colpo fatale e lo colpisce al petto e non alla testa lasciandogli il tempo di compiere quel gesto. Le dita di Thanos schioccano e il rumore che si sente è estremamente fisico, come se sentissimo le vite rompersi, e inizia la scena che non avremmo mai creduto di poter vedere in un Marvel. Muoiono in tanti, tantissimi. Il Soldato d’Inverno, Black Panther, Falcon, Dottor Strange (che però lascia la speranza accesa dicendo a Iron Man che “dare tutte le Gemme a Thanos era l’unico modo“), StarLord, Drax, Mantis, Grot (straziante la morte dell’alberello che dice il suo ultimo “Io sono groot” che i registi ci hanno tenuto a dirci voler dire “Papà” guardando il suo amico Rocket, grazie fratelli Russo per i pianti che mi fate fare) e Spiderman! La morte di Peter Parker che si afferra a Iron Man dicendo “Signor Stark, ho paura, non voglio morire” è qualcosa di indimenticabile.

E Thanos? Dopo la già riportata scena nella Gemma dell’Anima, lo vediamo sedersi sereno davanti a una casetta, in una campagna calma e assolata. Sorridente, ma non felice, un sorriso triste.
Può esistere un film Marvel senza scena post-credit? No, e infatti è presente anche qui. Ci sono Fury e Hill che sono per strada quando inizia l’apocalisse. Scompaiono entrambi, ma Fury riesce a mandare un ultimo messaggio e la scena finale ci fa capire che era destinato a Captain Marvel, la straordinaria supereroina che verrà introdotta in un film in prossima uscita.
Molte le differenze tra il film e Il Guanto dell’Infinito che ne è la versione fumettistica, differenze rilevanti, seppur la trama sia molto simile. Nel fumetto, Thanos vuole sterminare l’Universo per compiacere la Morte di cui è innamorato, lo schiocco delle dita lo compie all’inizio e ogni omicidio lo compie con tranquillità, senza alcuno scrupolo, divertendosi nel massacrare gli Avengers in modi diversi. I Russo hanno dato a Thanos una umanità e uno spessore psicologico inesistente nei comics, e di questo dobbiamo esserne grati.
La domanda che ci si pone è: e adesso? Il cattivo ha vinto, i buoni sono decimati, la speranza sembra scomparsa. Vedremo con Avengers 4 cosa accadrà.
Si può fare un capolavoro con dei protagonisti che indossano tutine colorate e hanno superpoteri? Sì, si può se si accettano le regole del gioco. Se si raccontano tematiche importanti usando quei supereroi. Infinity War è la storia di un folle visionario, di un padre incapace di amare in modo corretto le proprie figlie, di un mentore (Iron Man) che diventa il padre che un ragazzo (Spiderman) non ha mai avuto, di uomini straordinari che non riescono a evitare la sconfitta. Thanos lo dice all’inizio del film. “Imparerete cosa vuol dire essere dalla parte del giusto e nonostante tutto fallire”. Forse, fallire è l’unico modo per poter risorgere e provare a vincere. Anche in “Star Wars VIII: The last Jedi”, Yoda dice a Luke che è il fallimento l’eredità più importante che lascia un maestro al proprio padawan. Direi che ci lasciano molto su cui riflettere questi film di genere.

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