Condividi:

Beato il popolo che non ha bisogno di eroi.
Ma di qualcuno che metta gli attributi al servizio di uno straccio di idea civile anziché usarli per sodomizzare i soliti cristi, di gente così certo che ne servirebbe…
A volte – quasi sempre a dire il vero – il buon esempio arriva dalla strada, dalle piccole realtà, dalle persone comuni, da chi lavora lontano dai riflettori. Pochi giorni fa, Marco Giazzi, coach della squadra under 13 dell’Amico Basket di Carpenedolo, nel bresciano, stufo di sentire le deliranti contumelie di un gruppo di tifosi adulti assiepati nella palestrina di casa ha tirato su un bel respiro e ha detto “basta, non ci sto più” richiamando fuori dal campo i suoi teneri atleti e interrompendo una gara che da subito o quasi aveva perduto ogni connotazione sportiva per scadere in un’offensiva triviale contro atleti e arbitro (pure lui giovanissimo, essendo nato nel 2005), “colpevoli” di intendere il basket secondo le regole dello sport (agonismo, tecnica e poi vinca il migliore) e non secondo i codici dell’idiozia di taluni genitori (molto) a corto di educazione e cervello. Peraltro, qualsiasi tentativo del coach di riportare pace e serenità a fronte di quel profluvio di imprecazioni e offese si era scontrato col muro della violenza di gruppo.

 

Dalla pallacanestro dei più piccoli arriva, quindi, una risposta decisa e generosa contro la maleducazione corrente. Neppure l’unica, visti anche gli episodi accaduti quasi contestualmente a Pescia e nel campionato under 18 Gold, dove il solito gentleman ha apostrofato con un cordiale “scimmia di merda” un atleta di colore del Real Basket Club Pesaro. E non è un caso che sia così, dato che dagli adulti e in specie dai fuoriclasse, dello sport e della vita, non arrivano che comportamenti scorretti e aggressivi, isterie e atti demenziali…

Nel calcio, ad esempio, dopo i “buuuu” di dileggio riservati a vari atleti di colore – a San Siro e ovunque, sono ormai una triste consuetudine – sull’onda dell’indignazione era stata ventilata la possibilità di interrompere le gare. Un minuto d’orologio dopo, i primi passi indietro. Dal ministro Salvini – virilmente restio a interrompere qualunque intemperanza razzista, a cominciare da quelle di Forza Nuova – in giù è cominciata la litania dei distinguo e del senso di responsabilità verso il businness, la solita tiritera dei “non si può” e dei “così la si dà vinta a quattro stupidi facinorosi che non rappresentano la maggioranza dei tifosi” etc. etc., dimostrando, come avrebbero (ben) detto Brassens e De André, la differenza tra idea e azione.

Perché tutti sono pronti a condannare gli atti riprovevoli, ma quasi nessuno ha idea di come reagire. E del perché farlo. Tra i “quasi nessuno”, per onestà e dovere di cronaca, occorre fortunamente annoverare quanto è accaduto in Campania (campionato di calcio di Promozione, girone C)  dove, durante Serino-Real Sarno, pare che l’arbitro abbia offeso il portiere nigeriano della squadra di casa che stava protestando dopo un gol convalidato agli ospiti apostrofandolo con un inequivocabile “Stai zitto negro”. Al che la squadra del Serino è uscita dal campo con conseguente sconfitta a tavolino per 0-3. Fatti e comportamenti nobilissimi (gestiti malissimo dai  burocrati dello sport) ma ancora minoritari, troppo rari per essere regola. Infatti, mentre autorevoli esponenti della Fgci son subito corsi a far sapere al colto e all’inclita che nessuno può fare di testa sua forzando le norme come crede, la dura realtà è che per non poter fare, né così né cosà, si finisce per non fare in alcun modo. I facinorosi continueranno quindi a profondere le loro dosi di violenza quotidiana e i genitori fanatici persevereranno nel non farsi curare. Almeno fino al prossimo fattaccio e al conseguente accesso di riprovazione, allorquando si riparlerà di misure drastiche e quindi si rifaranno tre o quattro passi indietro, affinché gattopardianamente tutto ricominci perché non cominci niente. Ma la speranza è l’ultima a morire. Dopo le rassicurazioni del presidente della Federazione, Gianni Petrucci («Non sarà penalizzata la squadra uscita dal campo»), da quello che accadrà nei prossimi giorni nel piccolo laboratorio sociale del basket capiremo cose molto importanti. Capiremo se prevarranno il silenzio e dunque il cinismo, la pavidità e la “politica” al suo peggio o se invece sapremo tutti reagire con fermezza per fermare gli idioti e gli incivili.
Il che, in altri termini, equivarrà a stabilire se per noi coach Giazzi è una grande persona o un pirla qualunque…

antonello fazio

 2,242 Visite totali

Condividi: