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Le società moderne, democratiche e liberali, si fondano su un assioma chiamato patto sociale.
A beneficio di scettici e credenti, si ritiene tale patto un contratto tacitamente sottoscritto che impegna tutti – esseri umani e istituzioni, ricchi e poveri, sani e malati, cittadini di nascita e cittadini per scelta, ariani e non  – al rispetto delle ragioni essenziali per cui ci si mette insieme e si forma una nazione, e delle regole codificate al fine di garantire la salvaguardia delle suddette ragioni.
Come, dove, quando?
Nella difesa dei principi civili e umani generali, attingendo alla Costituzione (e ai suoi 139 articoli), sempre e in ogni luogo (anche quando, soprattutto quando, più sofferta risulta l’adesione).
Non è che vincere le elezioni autorizzi un governo – non importa di quale parte e segno politico e ideologico, né il numero di voti ottenuti – e/o i cittadini che l’hanno votato a comportarsi come se la Costituzione, i suoi valori e i suoi principi non esistessero. Niente e nessuno, neanche la volontà popolare – tantomeno quando questa attribuisce maggioranze frutto di accordi e alleanze post elettorali – autorizza chicchessìa a fare come cavolo gli pare! Il popolo è sovrano, ma, come recita l’articolo 1 secondo comma della nostra Carta fondamentale, esercita tale sovranità “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. “Nelle forme e nei limiti”, e non a membro di segugio, secondo convenienza o agitato in modo irresponsabile. Sostenere, al contrario, che si può fare quel che più piace e meglio aggrada, a prescindere dai valori fondanti comuni, e dal dovere di rappresentare le idee e le istanze di quanti non hanno votato per te, vuol dire a) essere ignoranti e per giunta contenti di esserlo (mah!) e b) cadere nelle forme più sciagurate del populismo. Questo perché, contariamente a quanto ritiene il comune sentire social-televisivo, non esiste un diritto che si autodetermina (neppure la libertà, qualsiasi libertà, è causa sui, infatti è proibito insultare, calunniare, arrestare senza prove, rubare, perseguitare, torturare, ferire o uccidere, chissà per quale indecente complotto plutocratico…). La farneticazione, di nuovo corrente, della indiscutibilità e dell’illimitatezza del potere derivanti dal consenso popolare ha già causato o quantomeno ha aperto la strada alla follia razziale nazista e a quella non meno criminale del fascismo. E siffatto vaneggiamento, prima o poi, comporterà un tetro prezzo da pagare, come portare una nazione sull’orlo o ben oltre della divisione, traumatica o meno. Perché è chiaro che se, putacaso, uno dice di non voler pagare le tasse (che servono a garantire i servizi fondamentali, quelli umani compresi, a tutti…) ieri per i “meridionali fannulloni” ed oggi per accogliere “i neri sporchi e cattivi” (nella vulgata del “prima gli itagliani”, corrono forse sostanziali differenze tra questi e quelli?…) viene meno, sotto il profilo culturale e psicologico, a quel patto sociale di cui si diceva – quello che afferma il valore della solidarietà, il soccorso reciproco, il non lasciare indietro nessuno – e perciò nega le ragioni stesse dello stare insieme. A quel punto perché buonisti e cattivisti dovrebbero restare uniti? E perché dovrebbero togliere il disturbo i buonisti,come se l’Italia non fosse anche loro?… Se (malgrado tutto) questo grande Paese imploderà – sul piano civile prima ancora che su quello economico – sarà a causa del collasso occorso alla condivisione di regole e valori condivisi e per il prevalere sull’umanesimo di egoismi e cinismi. Non certo per “un’invasione di immigrati” che, nei numeri e a dispetto della disinformazione in atto (ne arriva uno, ne conti cinque), semplicemente non c’è…

(a.f.)

PS: Dall’insediamento del governo giallo-verde, l’Italia ha litigato con Libia (nazione da noi giudicata inaffidabile, dove la tortura è di casa, ma a cui non ci facciamo scrupolo di voler affidare donne e bambini in fuga), Malta, Spagna, Germania e Francia. Nel frattempo i nuovi padroni del vapore si accreditano di meriti inesistenti, poiché i flussi migratori sono in deciso calo da ben prima del salvinismo, e dispensano false accuse a destra e a manca (non è vero, ad esempio, che Spagna e Germania non accolgono migranti, come non è vero che l’Europa non discute di nuove regole per l’accoglienza. V. Asteriscoduepuntozero: “Migrantes, le cifre e l’Europa” in “Hyde Park Corner”). Avremo senz’altro le nostre ragioni per accender lite, ma forse dovremmo anche chiederci se a furia di farlo non ci autocondanneremo, in piena recessione e in ottica migrazioni e terrorismo, ad un isolamento che non possiamo permetterci…

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