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«Bebe, scordati quei tempi, senza braccia non si può tirare di scherma, è impossibile. Oltretutto non esistono neanche le protesi adatte!». Era il 2009 quando Beatrice Vio sentì queste parole e, come tutti sanno, non ci ha creduto neanche per un momento. È lei stessa a raccontarlo con un post sul suo profilo Instagram accompagnato da una fotografia di lei bambina con il fioretto in mano.
La campionessa del mondo, per la seconda volta nel novembre scorso, e medaglia d’oro paralimpica tira di scherma da quando aveva 5 anni. A 12 ha avuto la meningite. Si è salvata, ma le sono state amputare gambe e braccia. Nonostante questo Bebe Vio non ha smesso come le dicevano.

«Me lo dissero a Roma a fine 2009 quando chiedevo di provare…Ma io non volevo rinunciare ai miei sogni ed alla mia passione, volevo assolutamente ripartire e sfidare ciò che loro ritenevano “impossibile”».
E aggiunge: «Vedrete che si può fare…».

Bebe, vent’anni, ne è l’esempio in carne, ossa e protesi, aggiungerebbe lei che ha la battuta facile. La sua storia è stata raccontato in un documentario presentato per la Giornata Internazionale dei diritti delle Persone con Disabilità, il 3 dicembre che comincia così: «Beatrice ha iniziato scherma in piedi quando aveva 5 anni». Adesso lo fa ancora. Si mette la maschera ed entra nel suo mondo. «La maschera è piccola, ma ci sta dentro tutto. La mi famiglia. I miei amici. La mia squadra. Ti rendi conto che non tiri per te. Tiri per tutti».
Beatrice Vio è tutta in questa frase che dice nel corto, presentato in anteprima a DOC NYC, nella sezione The future is feminine: «Fisicamente sono esile e mi mancano tutti i pezzi. La mia forza è riuscire a non pensare a come sono fisicamente e prendere dal quel poco di fisico che mi è rimasto il massimo». È la stessa bambina con la coda di cavallo e la divisa grande della foto (condivisa da più di 87mila persone in meno di 24 ore) che ha preso l’impegno dalla mamma e dal papà la positività. Di suo ci mette il resto.

Chiara Pizzimenti
“Vanity Fair”, 11 Dicembre 2017

 

Bebe Vio è nata a Venezia il 4 marzo del 1997. Fin da bambina è sempre stata vivace e piena di interessi: la scuola, il disegno, gli Scout e soprattutto la scherma. All’età di 11 anni un’improvvisa meningite le ha portato via le braccia e le gambe.
Uno dei suoi più grandi desideri era quello di poter tornare a fare sport e ci è riuscita, assieme alla art4sport Onlus e a un team di tecnici specializzati.
Bebe è stata la prima atleta dell’art4sport team.
Ai primi di maggio 2010 ha disputato la sua prima gara ufficiale a Bologna e da allora è stato un crescendo di gare sempre più esaltanti e divertenti.
Grazie alla scherma paralimpica sta vivendo delle esperienze meravigliose che le stanno riempiendo la vita di soddisfazioni. Dal 2010 è tornata a gareggiare collezionando un successo dietro l’altro tra cui le Paralimpiadi di Rio 2016, i Mondiali di Roma 2017 e gli Europei di Terni 2018. Ora ha già iniziato il countdown per i prossimi Giochi Paralimpici di Tokyo 2020.

 

L’Associazione art4sport ONLUS crede nello sport come terapia per il recupero fisico e psicologico dei giovani portatori di protesi di arto. La sua missione è supportare le famiglie dei ragazzi per permettere loro di divertirsi quotidianamente attraverso l’attività sportiva. (Fonte: BebeVio)

 

Se vuoi saperne di più leggi anche “In guardia! Diario di una ragazza che non sa cosa vuol dire arrendersi” (Rizzoli, 2011)
In quell’età delicata sospesa tra infanzia e adolescenza, che cosa succede se una ragazzina, per una gravissima patologia, subisce la mutilazione di gambe e braccia? Bebe, già campionessa di scherma, non è precipitata nel baratro dello sconforto. Non avere più né mani né piedi non le ha impedito di risalire in pedana con un’energia sconfinata, né di vincere. Questo libro è il suo diario, fresco ed emozionante. Insegna che anche dopo i peggiori colpi del destino ci si può sempre rialzare, e con un vigore mai conosciuto prima. La ricetta di Bebé per riuscirci: vivere in modo assoluto le proprie passioni, scavare in se stessi per trovare forze che non si immaginava nemmeno di possedere e gioire dello sport, degli amici e delle piccole sorprese che ogni giorno la vita ci fa.

 

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