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… Un giornalista australiano bacchetta il movimento giovanile mondiale per l’ambiente. L’accusa? Di predicare bene (e neppure così tanto…) ma razzolar male. Nella vulgata di moda, ampiamente condivisa da tanti genitori, vil razza dannata, come si permettono questi giovinastri corrotti dal lusso della vita occidentale a contestare un sistema sociale che fa della libertà “senza se  e senza ma” un caposaldo di convivenza civile? Cosa li autorizza a contestare le industrie e i governi quando sono proprio loro a godere dei frutti di tanto sapere e di tanta opulenza, mentre fanno la loro parte nell’inquinamento del pianeta con l’utilizzo smodato di cellulari e altri apparati?
Peccato che il solerte giornalista aussie, come del resto buona parte della critica schierata sul fronte degli antigretini, dimentichi di dire che le giovanissime generazioni sono come sono – quindi umanamente tutt’altro che perfette – perché siamo stati noi, quelli delle generazioni antecedenti, a consegnargli un mondo assai lontano dalla perfezione, dedito al consumo e affetto da contraddizioni forse insanabili. Ma è veramente sempre colpa di chi viene dopo e pretende di renderci la vita scomoda con le sue priorità e le sue urgenze? Ma insomma come li vogliamo questi ragazzi? Se protestano sono ipocriti e dunque farebbero meglio a tacere e a studiare, in una società che degli intelligenti e degli acculturati si fa beffe e che taglia di continuo risorse alla formazione. Se tacciono, sono raccontati come amebe sociali, come bamboccioni senza interessi né coscienze critiche, buoni tutt’al più per qualche innocua autogestione, la solita discoteca e le “pogate” d’ordinanza ai concerti rap e trap. Se leggono e sgobbano, che leggono e che sgobbano a fare, dato che poi gli si offre un panorama di scelte a dir niente deprimente (concorsi riservati ai soliti raccomandati o lavoro più evanescente che precario). Se non leggono, sono degli stupidi. Se si battono per l’apertura delle frontiere e l’accoglienza umanitaria ai poveracci, appartengono all’orrida razza dei buonisti e ci inventiamo il sovranismo e le invasioni etniche per ucciderglieli sotto gli occhi. Se si drogano, per chiudere il cerchio, non hanno scopi nella vita.

Pietre, sempre e solo pietre. Come in quella canzone dei roaring Sixties, là dove si dice che “qualunque cosa fai, sempre pietre in faccia prenderai”. Sembra il destino di una vera, tragica lost generation.
E noi? Noi, capaci di aver dato forma ad un mondo che tratta la democrazia come una malattia autoimmune, giudichiamo e ci rotoliamo nel trogolo delle nostre impudenze…

(a.f.)

 

                                                                                                     

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