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Abbracciare il 2020 assieme all’angoscia di una nuova guerra è quello che non si può esattamente dire un buon inizio. Nella giornata di ieri, il generale Qassem Solemani, capo delle Forze Qods, le Forze Speciali iraniane delle Guardie della Rivoluzione (IRGC) è stato ucciso a Baghdad su ordine di Donald Trump. Era di fatto il numero due dell’Iran, considerato in patria un eroe e nemico giurato dell’Isis salafita. Servirebbe una preparazione diversa dalla mia per comprendere appieno la portata dell’accaduto, ma non è difficile immaginare che, con la morte di Solemani, l’area più moderata a Teheran perda posizioni a favore di chi predica vendetta e violenza. La speranza è quella di tornare a guardare il mondo con coscienza, senza dover fare i conti ogni volta con studiati scenari, scritti in ragione di tornaconti personali. Il mio augurio di questo primo sabato passa dal Corpo Celeste di Anna Maria Ortese. È l’augurio di un ritorno alla morale, benché questo termine continui ad essere odiato un po’ da tutti. La moralità, scrive Anna Maria Ortese, è ogni giusto e quindi modesto rapporto con gli altri e con la natura stessa della terra e di tutte le cose […] e quando da una cultura vecchia o nuova manchi questo senso dell’esterno, della cosa che era prima, la cultura non ha vita, come, privata di ossigeno e di attività del respiro, non ne ha la doppia foglia di un polmone. La cultura non respira, muore e manca l’uomo. Ogni prospettiva di guerra è una rappresentazione in cui è l’uomo a venir meno. Faremmo bene a ricordarcelo.
Felice Epifania.

Francesco Gallo

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