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… Ho la spiacevole, sconfortante sensazione che solo in Italia, in un frangente che di ora in ora assume il profilo della gravità, sia possibile assistere allo spettacolo gramo delle liti tra studiosi, date in pasto ad un Paese in evidente stato confusionale, diviso su tutto, dilaniato da una crisi antropologica e identitaria quasi senza precedenti nella sua tormentata storia.
Mentre il coronavirus – che non sarà il peggior virus di tutti i tempi ma neppure è cosa da riderci su – miete i suoi contagiati e in attesa che le autorità sanitarie internazionali (Oms in primis) abbiano i riscontri necessari per definire meglio il contagio – allo stato si parla di focolai, non di una vera e propria epidemia, di certo non di una pandemia* – alcuni scienziati virologi di chiara fama impazzano su tv e social non perdendo l’ennesima occasione di fare “a capate”, come si dice dalle mie parti in Calabria, vittime di ego smisurati e di potenti interessi di bottega (leggi: ospedali e istituti di ricerca).

Nella corsa sconsiderata a chi dice la verità più vera e, dunque, a chi ce l’ha più lungo, trapelano alcuni episodi di straordinaria scostumatezza, come quello (senza fare nomi e iscriversi così ad alcun concorso di bellezza scientifica…) in cui una star dei social, pur eccellente nella sua professione, polemizza con una collega, che in materia ha opinioni diverse dalle sue, definendola, in parole povere, troppo stanca per essere lucida e dire cose sensate. Ora, è chiaro che non possiedo (nemmeno nelle visioni più estreme) le basilari nozioni scientifiche per stabilire chi dei due studiosi stia dicendo le cose più ragionevoli, però se un collega di lavoro mi desse del “cotto e mangiato” penserei senz’altro di poterlo essere, sì, però perlomeno a causa del molto e faticoso lavoro svolto sul campo più che per il tempo trascorso dietro a un pc…
Questa è la realtà, quella vera, non un film di Hollywood in cui l’eroico medico è il solo a dire la verità in un mondo di menzogne ed è costretto ad una dura lotta per far emergere le sue ragioni. Qui non ci sono gare da disputare e da vincere ma risposte da dare, in termini di indicazioni e di misure precauzionali, di protocolli e di terapie. E farlo in quanto comunità scientifica sarebbe cosa buona e giusta.

E se poi fossi il ministro della salute di questa nazione o, dio non voglia, nientepopodimeno che il suo presidente del Consiglio, beh, di certo una telefonata ai campioni alla giostra dei Saraceni la spenderei senza altri indugi. Non fosse altro che per ordinargli di fare esercizio di saggezza e di responsabilità facendo finalmente silenzio e attenendosi alle analisi fatte da organizzazioni sanitarie super partes come alternativa ad un paio di metaforiche tirate d’orecchie o ad un bel licenziamento in tronco. Dato anche il fatto che siamo un Paese e un non-popolo che hanno bisogno come dell’aria non di guru in cerca di un pubblico da incantare ma di persone responsabili e alacri, sobrie e di buon senso. Hai visto mai che, spenti i furori delle polemicucce personali e chiuse le sfilate della fiera per gloriosi soldati, da petto in fuori e lingua (e sederi) per aria, si possano placare gli animi agitati degli italiani e cominciare a ragionare come un popolo vero di fronte ad un pericolo comune serio. Ovvero scevro da frenesie, facili allarmismi, fandonie e incette a pioggia come se fossimo tutti sotto attacco di una civiltà aliena, nel migliore (o peggiore) catastrofismo & eroismo in stile Hollywood, bella Hollywood…

tesjak

 

Glossario utile:

Focolaio. In caso di malattie infettive per “focolaio” s’intende l’improvviso aumento di casi di una determinata malattia circoscritta all’interno di una comunità, una regione o una stagione. Pure un singolo caso di una malattia trasmissibile che per lungo tempo non è insorta o non è mai stata riscontrata può rappresentare un focolaio. Con l’aiuto di un’indagine epidemiologica, è possibile scoprire la fonte d’infezione intervistando le persone colpite o mediante una tipizzazione biomolecolare dell’agente patogeno. In seguito è possibile risanare o eliminare la fonte, ponendo così di regola termine all’insorgenza.

 

Epidemia. Il termine designa una manifestazione molto frequente, localizzata e di durata limitata nel tempo di una malattia infettiva. Influenza, Borelliosi di Lyme e la meningoencefalite da zecche (meningoencefalite verno-estiva FSME) sono epidemie che si riscontrano stagionalmente in vari Paesi. Altre epidemie, come ad esempio le malattie sessualmente trasmissibili, insorgono soprattutto in regioni prevalentemente urbane.

Pandemia. Una pandemia designa la propagazione di una determinata malattia infettiva in molti Paesi o continenti e può minacciare gran parte della popolazione mondiale. Ad essere importanti sono soprattutto le pandemie influenzali causate da virus dell’influenza e che possono manifestarsi in ogni momento. (Fonte: Ufficio Federale della Sanità Pubblica Ufsp della Svizzera)

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