Condividi:

 

 Istituito nel XVI secolo, l’Ordine religioso dei Barnabiti resta fedele alle sue tradizioni religiose e culturali. Me ne ha parlato Padre Pasquale Riillo.

 Parini, Manzoni e Montale hanno studiato nei licei dei Barnabiti. Non sappiamo se sono stati studenti modello ma Padre Pasquale Riillo, dell’Ordine religioso dei Barnabiti, quando ne parla, li ricorda con orgoglio. È fiero di loro, come un genitore per i suoi figli. Certamente pensa che il successo dei tre letterati è legato anche alla loro formazione scolastica e non soltanto alla loro genialità.
Padre Riillo, calabrese di Isola Capo Rizzuto, è il Rettore dell’Istituto ‘Denza’ di Napoli, importante fondazione religiosa dei Barnabiti. Situato nella parte più alta di Posillipo, è immerso nella vegetazione. Da lì si vede tanto mare e il Vesuvio. Il centro di Napoli è lontano mentre l’Area Flegrea si raggiunge in pochi minuti.
L’istituto risale al 1937. Nel corso degli anni, oltre alla scuola primaria e secondaria di primo grado, vantava il liceo classico e scientifico. In questi licei si sono formati alcuni nomi importanti della classe dirigente napoletana e nazionale. Inoltre, era presente l’istituto tecnico commerciale e ultimamente il liceo delle scienze umane. «L’istituto -precisa Padre Riillo- ha concluso la sua attività scolastica nel 2020. In futuro si vedrà cosa realizzare rimanendo nell’ambito della cultura».

La Sala riunioni dell’Istituto “Denza” (da: www.denza.it)

Con Padre Riillo ho fatto una lunga chiacchierata nel suo istituto. Non la definisco ‘intervista’ ma chiacchierata, perché l’intervista è qualcosa di solenne.
Parla con piacere delle scuole dei Barnabiti. Si trovano un po’ ovunque, anche in quelle aree del mondo dove l’intolleranza religiosa mista a violenza può essere la normalità. «Le nostre scuole -dice- sono presenti all’estero. In particolare nell’America meridionale. A Rio de Janeiro ci sono due grandi scuole. Una di queste, lo ‘Zaccaria’, qualche anno fa ha registrato circa duemila studenti iscritti. Abbiamo anche delle importanti scuole in Argentina e in Cile. Nel continente africano siamo presenti nella Repubblica Democratica del Congo e in Ruanda. Altre scuole sono state aperte nelle Filippine, India e Afghanistan».
La legge proibisce in Afghanistan i culti non musulmani. Ma da oltre ottant’anni i Barnabiti sono lì. La loro presenza fu ammessa agli inizi dello scorso secolo soltanto come assistenza spirituale diplomatica. Dopo alterne vicende, nel 2002, fu elevata a Missio sui iuris da Giovanni Paolo II. «La missione dei cattolici in Afghanistan – spiega a Vatican Insider il Barnabita Giovanni Rizzi, missionario in terra afghana e docente presso la ‘Pontificia Università Urbaniana’- è fatta quasi esclusivamente di testimonianza cristiana silenziosa. C’è il divieto assoluto per i preti cristiani di svolgere attività di proselitismo verso la popolazione locale. Sono le azioni a donare il Vangelo».
Nel corso della chiacchierata io e Padre Riillo siamo stati seduti vicino a un lungo tavolo di una sala di lettura. In fondo al tavolo erano poggiati alcuni quotidiani e qualche libro. Parlando guardava verso una vetrata che si affacciava sul golfo. Ha risposto alle mie domande senza indugi. L’ho interrotto poche volte per chiedergli qualche approfondimento.
Mi è sembrato un ‘sacerdote moderno’, attento ai cambiamenti anche se valuta il passato. Sa che i Barnabiti hanno avuto un ruolo rilevante. «Molti di noi -dice- sono stati anche vescovi. Attualmente Padre Sergio Pagano, un vescovo, è il prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, un ruolo importante e di prestigio». Dalle sue parole traspare il senso d’appartenenza. Resto stupito. Non credevo che il senso d’appartenenza esistesse anche tra i componenti del clero.
Padre Riillo è stato preside in diversi istituti Barnabiti: ‘Alla Querce’ di Firenze, ‘Bianchi’ e ‘Denza’ di Napoli. Conosce bene i giovani. Con loro ha trascorso molti anni, condividendo significativi cambiamenti sociali. «I giovani -sostiene con sicurezza- di per sé sono sempre gli stessi, con i loro entusiasmi, con le loro difficoltà e con la volontà di raggiungere determinati traguardi. Inoltre, hanno la voglia di cambiare. Certamente tra i giovani di ieri e quelli di oggi ci sono molte differenze a causa dei mutamenti che la famiglia e la società hanno avuto negli ultimi decenni».

Chiesa di San Carlo ai Catinari e Collegio dei Barnabiti a Roma in acquaforte del XVIII secolo di Giuseppe Vasi (da: www.pirotrincia.it)

Descrive i giovani con rispetto. Avrebbe potuto raccontarmi storie di ragazzi o ragazze da lui conosciuti durante la sua esperienza di educatore. Ma ho dimenticato di chiederglielo. Poi la chiacchierata volge sul rapporto tra i giovani e la cultura. «Molti o moltissimi giovani -afferma con rammarico- denotano una scarsità di interessi per determinati argomenti, proprio quelli che costituiscono il significato di cultura. Sono interessati maggiormente ai temi momentanei anziché a quelli che restano. La cultura è qualcosa che resta. Inoltre, utilizzano in modo improprio i cellulari e i computer, facendo ricerche prive di significato culturale, riempendo parte del loro tempo e perdendo tempo».
L’Ordine dei Barnabiti, o Chierici Regolari di San Paolo, nacque nell’ambito della Controriforma. Fondato a Milano nel 1530 da Antonio M. Zaccaria, ebbe l’approvazione ufficiale a Bologna nel 1533 da papa Clemente VII.
Quando il Protestantesimo prese al Papa quasi mezza Europa e l’Umanesimo era lontano dal sacro, i Barnabiti intrapresero nuove forme di predicazione e di attuazione del Vangelo. «All’indomani dell’istituzione dell’Ordine -ha scritto Padre Riillo in un saggio- essi svolsero un ruolo straordinario nella Chiesa attraverso l’opera apostolica. Molti nostri padri si distinsero per santità di vita, per ricchezza di cultura e per ampia dedizione ai poveri e agli ammalati».
Una ricchezza di cultura attinta soprattutto nelle vaste biblioteche presenti negli istituti dei Barnabiti. «Nel nostro istituto -dice Padre Riillo con orgoglio- abbiamo una biblioteca costituita da circa 60.000 volumi. Come l’abbiamo realizzata? Ai libri già presenti si sono aggiunti diversi fondi provenienti dalle nostre sedi di Pontecorvo e Caravaggio nonché dall’Istituto ‘Bianchi’ di Napoli».
La tradizione culturale ha caratterizzato i Barnabiti sin dalla loro istituzione. «La cultura -dichiara Padre Riillo- prima apparteneva alla Chiesa e agli uomini di Chiesa».
I contributi dei padri Barnabiti sono attestati in discipline diverse tra loro. Si sono occupati di Storiografia, Assirologia, Bibliografia, Archeologia, Filosofia, Pedagogia, Musicologia e Architettura ma anche di materie scientifiche come Fisica, Meteorologia e Sismografia. Altri hanno condotto studi sulla bibbia, la liturgia e l’ecumenismo, infine, qualcuno si è occupato di letteratura. Anche Padre Riillo è uno studioso. Da poco ha pubblicato un saggio e adesso sta conducendo delle ricerche sui Barnabiti nati in Calabria. Mi ha detto che non sono pochi e le loro attività pastorali meritano di essere ricordate.

Padre Francesco Denza (da: www.immagineservizivocetempo.it)

Parla diffusamente e con entusiasmo degli studiosi del suo Ordine ma si sofferma su due nomi. «Padre Francesco Denza, -spiega- vissuto nel XIX secolo, era un napoletano. A lui è stato intitolato il nostro istituto. Dopo aver conseguito la laurea in Matematica e Fisica, andò a Moncalieri dove rimase per tutta la vita. Lì condusse studi di astronomia e Papa Leone XIII lo invitò a Roma per realizzare una moderna Specola Vaticana, struttura utilizzata per le osservazioni astronomiche. Inoltre, merita di essere ricordato Padre Leopoldo De Feis, attivo tra il XIX e gli inizi del XX secolo. Era lucano e studiò a Napoli. Poi si trasferì a Firenze dove è stato docente di materie classiche, preside e rettore dell’Istituto ‘Alle Querce’. In quegli anni si innamorò dell’archeologia e raccolse nel suo istituto molti reperti etruschi avuti in dono dalle famiglie dei convittori proprietarie di terreni. Il materiale archeologico veniva alla luce nel corso di lavori agricoli o edili. Nell ‘800 del secolo scorso tali donazioni erano permesse. Dopo la chiusura dell’istituto fiorentino, i reperti sono stati trasferiti qui da noi dove abbiamo realizzato un museo etrusco intitolato a Padre De Feis».
L’archeologia ha sempre destato interesse nel clero. Claude Sicard, un gesuita e missionario in Egitto tra il 1707 e il 1726, fu il primo a descrivere i monumenti di Philae e di Kom Ombo. Un bassorilievo, rinvenuto successivamente a Kom Ombo, che raffigura una serie di strumenti chirurgici, rappresenta una fonte iconografica di grande valore per lo studio della medicina antica. Poco tempo dopo, il reverendo Richard Pococke, pubblicò due volumi sui suoi viaggi nelle regioni del Mediterraneo orientale, compiuti tra il 1743 e il 1745, con descrizioni dettagliate di una serie di siti e monumenti egizi.
Oltre al museo etrusco, l’Istituto ‘Denza’ vanta tre collezioni scientifiche. Provengono da istituti Barnabiti italiani non più attivi. Da qualche anno sono stati assemblati. La collezione di strumenti per gli studi di fisica, chimica e astronomia desta notevole interesse. Quella di geologia è costituita da una serie di minerali e fossili di elevato pregio. Infine, la collezione di zoologia, presenta alcuni componenti rari, appartenenti a mammiferi equatoriali, difficilmente reperibili in altre collezioni italiane.
Ma, le scuole dei Barnabiti, e le altre scuole religiose, anche se fornite di spazi accoglienti nonché di biblioteche e musei per educare allo studio, e con antichissime tradizioni culturali, registrano un numero esiguo di iscritti.

In rosso le aree dove sono presenti gli istituti dei Barnabiti (da: www.barnabiti.net)

Le famiglie scelgono per i loro figli le scuole statali. «Nel corso dei secoli -dice Padre Riillo- il nostro Ordine ha aperto scuole un po’ dappertutto, in Italia e in Europa. Volendo rimanere in ambito italiano e guardando la cartina, ci accorgiamo che i nostri collegi erano ben distribuiti. Per collegio mi riferisco a una struttura con scuole. Un tempo, essi contavano 600-700 iscritti, cifre che rappresentavano la normalità. Sino ad una trentina di anni fa i collegi in Italia erano tanti e tutti di una certa rilevanza, unitamente a quelli dei Gesuiti e degli Scolopi. Poi, negli ultimi tempi si sono ridotti per diversi motivi. Uno di questi è il cambiamento della sensibilità religiosa della gente e della società in genere. A proposito della società moderna, mi chiedo: si può chiamare cristiana? Anche se le persone semplici e quelle acculturate professano la religione cattolica, molti si sono allontanati dal ‘senso religioso’ per cui non si pensa di indirizzare i figli verso un’educazione cristiana. Infatti, molte famiglie che prima iscrivevano i loro ragazzi alle nostre scuole, istituti paritari cattolici, oggi non lo fanno più. Inoltre, alla maggior parte dei genitori non interessa più la cultura dei nostri istituti ma preferiscono acquisire soltanto un ‘documento’ per il prosieguo degli studi dei figli. Infine, un ultimo motivo è legato al corpo docente degli istituti religiosi. Prima era costituito da sacerdoti mentre adesso da laici. Anche se i laici sono validi insegnanti, non hanno quel ‘carisma culturale’ che è proprio dei sacerdoti, in particolare per le materie umanistiche».
Ma io credo che c’è un motivo molto importante da aggiungere a quelli evidenziati da Padre Riillo. È attinente alla crisi profonda che la Chiesa cattolica sta attraversando ormai da decenni e in particolare nel mondo occidentale dove il modello di vita sociale risulta sempre più lontano dal modello religioso. Ormai se ne parla da tempo. L’argomento è dibattuto da intellettuali cattolici. Articoli e saggi ne parlano diffusamente. A risentirne della crisi non sono soltanto i luoghi di culto, ormai frequentati da pochi credenti e da molti turisti, che rappresenta l’esempio più evidente, ma anche altri àmbiti della Chiesa cattolica, come, in questo caso, le scuole religiose.
Alla fine della chiacchierata con Padre Riillo ho spento il registratore del cellulare. Abbiamo continuato a parlare rimanendo seduti al tavolo. Poi, quando sono andato via, Padre Riillo mi ha accompagnato in ascensore e lungo il corridoio, sino all’uscita. Alla fine ci siamo salutati. Camminando, pensavo come impostare l’articolo. Ho deciso quasi subito di iniziare con Parini, Manzoni e Montale.

Michele Di Gerio

 

 La foto di copertina riprende il Parco dei Barnabiti di Eupilio (da www.barnabitieupilio.org)

 9,777 Visite totali

Condividi: