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… Spesso scrivo di docenti che fanno bene il loro lavoro, perché la scuola rappresenta la forma più alta non solo del sapere, ma anche della conoscenza di ciò che è la forza di uno stato democratico, che ripudia il fascismo, così come la Costituzione italiana recita.
Ho sempre ammirato quei docenti che allenano nei giovani il giudizio critico, che svolgono con attenzione le ore di educazione civica, instillando nei propri alunni la consapevolezza che ogni loro gesto contribuisce a rendere migliore il mondo di cui un giorno saranno protagonisti e che dovranno proteggere dalle brutture del passato.

La storia insegna, il vivere conserva.

E allora sono stata tra quei giornalisti che hanno innalzato un plauso ad Annalisa Savino, la dirigente del Liceo scientifico di Firenze che ha inviato una circolare ai suoi studenti, dopo il pestaggio di stampo fascista avvenuto davanti ad un altro liceo della città. Ha avuto un grande senso civico nei confronti della sua comunità.
Una lettera garbata, a cuore aperto, una lezione sull’antifascismo, ma anche un segnale contro il silenzio che si è fatto strada davanti a eventi come quello che ha ispirato quelle parole.
Mi domando come possa quell’episodio di violenza non sollevare una indignazione. Mi domando dove siano finiti il dissenso, la rabbia, la voglia di riscatto, la voce che si alza e dice la sua.
Mi sarei aspettata che altri docenti, altri dirigenti scolastici facessero altrettanto, che si schierassero, che avessero proprio il coraggio per farlo.
Mi sarei aspettata che leggessero quella lettera ai propri alunni.
Perché con l’idea e la cultura si sconfigge l’indifferenza. Quell’indifferenza citata nella lettera della dirigente Savino, l’indifferenza tanto odiata da Gramsci.
Perché i rigurgiti fascisti non passano da soli, si insinuano in giorni qualunque e lasciano il segno. E questo i nostri ragazzi devono saperlo. Perché se si sa, si può riconoscere una problematica ed eventualmente combatterla.
Resta sempre la conoscenza la migliore arma contro la violenza.
Il sapere contro la propaganda. L’attenzione contro l’indifferenza.
Mi indigna che un pestaggio (secondo la digos “aggressione”) sia stato declassato a “semplice rissa” dagli esponenti della destra che è al governo.
E ancor più mi indigna che il ministro Valditara, dall’alto del suo “potere” ha definito le parole della dirigente “inappropriate”; ma non solo: ha dichiarato che se si fosse continuato in quella direzione “si sarebbero presi provvedimenti”.
Ci faccia capire signor ministro, se i docenti esortano i propri studenti ad alzare la testa e difendere i propri diritti, rischiano un provvedimento?”.
E a minacciare tali provvedimenti è lei, che dovrebbe rappresentare uno stato antifascista che ripudia la violenza meschina come quella che si è consumata fuori da quella scuola?
E ci dica, in cosa consisterebbero questi provvedimenti?
Sanzioni, licenziamenti, censure?

E perché quella lettera così accorata sarebbe impropria?
Ha il coraggio di dire che in Italia non esiste una deriva e un pericolo fascista?
Cosa le ha dato fastidio di quella lettera?
Il fascismo è nato dall’indifferenza verso una violenza consumatasi sui marciapiedi; è storia questa, è un dato di fatto, che né lei né nessuno può mettere in discussione.
Beh signor ministro, mi consenta di dissentire dalla sua convinzione che quella lettera contenesse in essere una strumentalizzazione, una politicizzazione. Quella lettera è l’esempio di una toccante sensibilità civica oltre ad essere una forza pedagogica repubblicana.
Qui, caro ministro c’è una generazione che va messa in sicurezza sui valori.
L’indifferenza è un male grave di questa società. Lo si vede anche nell’astensionismo alle urne. L’indifferenza sta prendendo piede, è divenuta una febbre che sale. L’indifferenza davanti ad una ingiustizia va scoraggiata. Va scoraggiata da tutti, dalle istituzioni in primis, da tutti i docenti.
Disincentivare il civismo forse serve a non far partecipare?
I valori fondamentali vanno difesi, tutelati e trasmessi, non vanno interrotti mai, vanno fatti scivolare nelle coscienze e nella sapienza di ognuno di quei giovani che domani dovranno scegliere da che parte stare e devono poterlo fare consapevolmente proprio perché conoscono la verità.
Non va bene invece che bulli di estrema destra, pestino ragazzi in quella maniera fuori da una scuola. E che lei non si indigni, caro ministro e che le sembri tutto “eccessivo” a me sembra inadeguato rispetto al ruolo che ricopre.
Non può passare il messaggio che tutto è permesso, o che ci si stringa nelle spalle “tanto abbiamo altro a cui pensare”.
Eh no. È proprio a questo che si deve pensare.
I giovani devono studiare, sapere, conoscere, per salvarsi.
I social sono un mondo di falsità, e la voce della dirigente è un atto concreto di amore verso quei suoi giovani che dovranno mettere radici nella legalità e nel ruolo che ricopriranno nella società del futuro.

Ed essere guida, esempio e leader di un popolo giovane in cammino deve essere l’esempio di come dentro la libertà, si può dubitare ma non rinnegare.

Simona Stammelluti

 

Lucio Dalla, “Futura”

 

 

 

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