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Le soluzioni del socialismo renziano ai fenomeni migratori.
E poi dice che uno si butta a destra!

 

I migranti? Tutti a scuola di buona educazione.
Dio non si sente bene. Marx è morto da tempo, portandosi nella tomba le sue teorie, comprese quella sull’internazionalismo proletario. Suonava più o meno così: solidarietà tra i proletari di tutto il mondo per arrivare alla fine dei conflitti fra nazioni e, per questa via, alla scomparsa delle classi sociali e delle nazioni stesse.
Altri tempi. Adesso a sinistra, specie di fronte alla marea di disperati che arrivano in Europa da ogni angolo d’Oriente e d’Africa, si elaborano teorie nuove. A Treviso, ad esempio. Erano già assurti al ruolo di innovatori un paio d’anni fa, proponendo di bloccare i mendicanti sui binari (profughi o rom, senza distinzioni per rispetto del principio di uguaglianza), prima che scendessero dal treno, e rimandarli indietro alla stazione di provenienza. Un colpo di genio partorito dalla giunta guidata da Giovanni Manildo, Pd puro e soprattutto duro, che per ingegno e fantasia rischia di far passare alla storia come un dilettante in materia il suo predecessore, il sindaco-sceriffo leghista Giancarlo Gentilini, di cui il centrosinistra aveva detto peste e corna per i provocatori rimedi all’invasione degli extracomunitari, per i quali s’era inventato il divieto di seduta sulle panchine. Come lui già Flavio Zanonato, egli pure democratico nonché ministro all’industria nel Governo Letta, che nel 2006 da sindaco non aveva esitato a tirar su un muro in via Anelli per isolare un intero quartiere dagli spacciatori. E neppure s’è mossa foglia quando il suo successore, Ivo Rossi, per impedire la sosta prolungata di famiglie rom sui viali del cimitero di Granze di Camin aveva lasciato a secco i fontanini pubblici della zona.

profughi dieci

Acqua (è il caso di dire) ormai passata. Niente, di fronte all’ultimissima trovata del Manildo teorico di uguaglianza e libertà, che nei giorni scorsi ha chiesto alla prefettura di istituire un tavolo, ipse dixit, «per insegnare a chi è ospite le regole di convivenza del nostro territorio, importante più per motivi di decoro e corretto uso degli spazi che di sicurezza». In cima all’elenco, questioni essenziali aperte dalla presenza dei richiedenti asilo: bivacchi, consumo di cibo e bevande ai giardinetti e smaltimento dei rifiuti, il modo di rapportarsi con le altre persone, l’abitudine a sdraiarsi sull’erba o togliere le scarpe in luoghi molto frequentati, i posti in cui sedersi, il rispetto dei regolamenti urbani, l’uso dei servizi pubblici.
Insomma, per risolvere i problemi causati dalle migrazioni basterà educare i selvaggi a comportarsi come gli italiani. I quali, come noto, non bivaccano, ai giardinetti sono sempre educati, sono solitamente cordiali e socievoli col prossimo, giammai si tolgono le scarpe in pubblico (il mettersi il dito nel naso fa invece parte delle tradizioni locali ed è sempre consentito), sanno come smaltire correttamente i rifiuti e quando usano i servizi pubblici – vedi autobus e treni – li lasciano “lindi e pinti” senza mancare mai di cortesia e garbo nei riguardi dei loro compagni di viaggio, in particolare anziani e donne incinte.
Le risposte del socialismo renziano ai fenomeni migratori.
Aveva ragione Totò: poi dice che uno si butta a destra!

Gianpaolo Iacobini

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