Condividi:

All’indomani dei lavori del XIV congresso nazionale del MCL-Movimento Cristiano Lavoratori (Roma, 1-3 febbraio scorsi) la Feder.Agri Calabria fa sentire la sua voce sulle difficoltà dei lavoratori della terra italiani a sostegno delle ragioni della protesta in atto in questi giorni avverso le politiche europee del cosiddetto Green Deal.
Lo fa assieme alle federazioni di Sicilia, Puglia, Basilicata e Campania con una mozione congressuale in cui analizza la situazione del settore e propone una diversa prospettiva e soluzioni alternative.
Partendo dalla necessità di garantire ai consumatori la più alta qualità dei prodotti nel pieno rispetto del diritto alla salute,  nel documento congiunto – che, come detto, reca le firme in calce dei segretari regionali di Calabria (Leonardo De Marco), Sicilia (Cipriano Sciacca), Puglia (Nicola Napoletano), Basilicata (Nicola Fabrizio) e Campania (Michele Cutolo) – si chiede in buona sostanza una maggiore attenzione della Ue verso il mondo agricolo, più certezze legislative e politiche per il contenimento dei costi, la sicurezza climatica e maggiori meccanismi di protezione dai fenomeni inflattivi.

Nel dettaglio della mozione, Leonardo Di Marco vi afferma la vicinanza e la piena solidarietà della sua organizzazione alle “migliaia di agricoltori che in questi giorni stanno protestando in tutta Italia e nell’Europa intera”.
“Oggi più che mai – scrive il segretario regionale di Calabria – a pesare sono i fattori di incertezza sui mercati e sui costi di produzione e l’insicurezza climatica, che ha colpito l’Italia nel 2023, ma anche negli anni precedenti, con rese basse nel settore dei cereali a paglia, dell’olio, del vino, della frutta. A questo si deve aggiungere l’incertezza legislativa, con l’agricoltore che deve rispettare normative impegnative, ma sempre diverse”.

Per Cipriano Sciacca quella degli agricoltori in lotta è ”una protesta che arriva da lontano, da un’Europa che, da una parte, impone regole severe sul rispetto degli standard ambientali agli agricoltori dei paesi comunitari facendo lievitare a dismisura i loro costi e, dall’altra, consente l’importazione degli stessi prodotti dai Paesi non comunitari senza richiederne il rispetto delle medesime regole”.
“Le stesse politiche agricole europee che – prosegue Sciacca – hanno incentivato in modo folle chi rinunciava a coltivare la terra. A tutto questo si devono aggiungere basse redditivitàtassi di interesse elevati e un’inflazione che pesa sempre di più”.

Dal canto suo, Nicola Napolitano rimarca come “… di fronte a questo scenario,  occorre che la protesta degli agricoltori venga abbracciata in tutta la sua gravità e come un grido di allarme per far capire che bisogna tornare a dare maggiore attenzione al mondo agricolo attraverso regole certe e condivise.” Per questa ragione, è la conclusione del segretario pugliese, “è fondamentale che i tutti  facciano sentire la propria voce e scendendo in campo in prima linea a sostenere gli agricoltori”. 

“L’agricoltura è in ginocchio ormai da molti anni per le politiche scellerate della UE – sostiene il campano Michele Cutolo –  e gli agricoltori pagano il prezzo più alto. In questo modo finirà per essere messo in ginocchio il primo comparto produttivo del nostro Paese”.

A parere di Nicola Fabrizio, infine, “i nostri agricoltori  si trovano in uno stato  di sofferenza da diversi anni a causa delle politiche agricole della Unione Europea. La Basilicata è un territorio a vocazione prettamente agricolo dove il maggior reddito proviene proprio dalla coltivazione dei terreni. La coltivazione di gran lunga più diffusa è quella cerealicola condotta in seminativo asciutto e dalla serricoltura dove la forza lavoro scarseggia a causa delle norme rigide sulla coltivazione”.

Antonello Fazio

 41,496 Visite totali

Condividi: