È morto Umberto Eco. E dunque, viva Federico Moccia!
O viva Antonio Bianchi, che poi sarebbe la stessa cosa!
Tra la dipartita da questo mondo, con conseguente assunzione a più sobria vita, dell’insigne semiologo, filosofo e scrittore (post)alessandrino, e la fine del cordoglio nazionale è già corsa una manciata di giorni. Poche decine di ore durante cui si è svolta, senza vincitori né vinti, la consueta kermesse pop & chic per decretare chi ne aveva letto meglio e di più le opere, chi possedeva la verità dei suoi pensieri, chi aveva preferito (e preferiva) la complessa lettura del suo “Apocalittici e integrati” alla arcadica visione di Sanremo, costoso e sfizioso giocattolo prediletto dai bimbi italiani.
Rispetto al previsto e al prevedibile, in base agli usi e costumi del tempo, le abitudini del Bel Paese e l’attuale tasso di disoccupazione, è durato poco un tale trend intellettual-narcisista.
Un corto periodo di lutto – non più di due settimane (volendo abbondare) – prima di celebrare il ritorno alla vita e alle vere occupazioni di prefiche e serafici, oltre che dei santi, poeti e navigatori dell’iconografia ufficiale.
Seguirà, forse, a meno dell’irrompere sulla scena e nelle pance degli italiani di qualche omicidio eclatante, un periodo di elaborazione del lutto e di storicizzazione, come una via secondaria segnata da letture e convegni, proposizioni subordinate e subordinate delle subordinate, qualche trasmissione televisiva, un ministro della Repubblica che rilasci un’intervista a nove colonne («Eco l’abbiamo inventato noi, la Merkel non rosichi!!») su “Chi” o “Di più” e alcune intitolazioni di piazze e di viali.
Nulla di virale. Ma singulti di interesse, pillole di curiosità, stille di ansietà. Interrotte, qua e là, da succose diatribe sui personaggi più meritevoli di coccodrilli e rimpianti.
Uffà con ‘sto Eco… la Magli non se l’è filata nessuno… chi si ricorda più di Mino Reitano?… meglio Dalla o De André?… Sergio Leone o Pier Paolo Pasolini?…
E giù una sfilza di dotte dissertazioni e di filmati d’epoca a cura di Maurizio Costanzo, Sgarbi, padre Amorth, Amadeus (quello di DJ Television…), l’ectoplasma di Maurizio Vandelli dell’Equipe 84…
Intanto, Crozza non sbaglia un programma e firmerà un nuovo contratto con La7-Fox…
Finalmente, chiuse le soglie (di casa e di bottega) e stracciate le maschere, daremo sfogo alle nostre turpi voglie e torneremo a leggere gli alati pensieri del predetto Moccia, il rap adulterino e le frasi da cioccolataio di Fedez, nonché l’ultimo “libro” dato alternativamente alle stampe dagli unici intellettuali certificati dai grandi numeri: Simona Ventura, Alfonso Signorini, Daria Bignardi et similia… I veri pensatori del XXI secolo, i suoi modelli da seguire, celebrati/celeberrimi maîtres-à-penser di bellezza-saggezza-consiglipergliacquisti.
Pensierino finale. Magari siamo uno dei Paesi occidentali dove si legge di meno, e peggio, però a parole chi ci batte?
Perché questo è, ci s’incazzi o meno a leggerlo, lo scenario complessivo della nostra società, il suo humus costitutivo. Non a caso è detta “dei consumi” – mica dello studio, della lettura, della riflessione, della rinuncia o della conservazione – o anche “dell’effimero”, come lo sono buona parte del linguaggio corrente e delle esternazioni ufficiali e ufficiose quotidianamente disperse (ultima citazione alla noantri) nell’oceano delle nostre solitudini.
Il tempo se ne va, e tu, caro Rick, pensi ancora all’amata di ieri…
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Un clown che ha delle opinioni. Un clown che le esprime. Vizi antipatici in un mondo spudorato, conformista. Dal capolavoro di Böll, scrittore scomodo e caustico, ciò che non è letteratura né sociologia. E neppure una sorta di caduta libera, quando il filo si spezza e un pagliaccio normalmente ritorna in sé. Piuttosto uno sberleffo serio. Se proprio bisogna partecipare alla recita, facciamolo con dignità. “C’è chi si mette degli occhiali da sole / per avere più carisma e sintomatico mistero…” e chi in scena esegue precisamente i gesti necessari – quelli che nessun copione può prevedere o ordinare… Abbiamo ancora un sogno da sognare?